“Ch’io veda soltanto le mura ch’ha piene le crepe di valeriana”

Al Castello Sforzesco per Expo muore la biodiversità

Dopo aver portato in discarica, questa la versione ufficiale, il vetusto bancone biglietteria progettato dagli architetti della Torre Velasca, che in realtà pare si trovi in una villa kitsch alla periferia di Palermo, la Direzione ciellina del Castello Sforzesco si appresta a fare tabula rasa del piccolo, ma d’alto profilo, polmone di biodiversità (133 specie di piante spontanee appartenenti a oltre 50 famiglie tipiche di ambienti ruderali) e in particolare delle quattro specie più significative che, guarda caso, fioriscono in maggio, giusto in tempo per far sapere agli appassionati cultori di biodiversità che visiteranno Expo quanto l’Amministrazione comunale abbia a cuore questi temi.

Le quattro specie in questione sono la valeriana rossa (centranthus ruber), la periploca greca (liana sempreverde che di solito vive in zone lacustri della regione mediterranea nordorientale), il cappero (capparis spinosa) e soprattutto lo hieracium australe, l’unica pianta di cui la metropoli possa vantare l’esclusiva, sopravvissuta solo sulle mura del Castello Sforzesco, ufficializzata nel 1848 dal botanico svedese Elias Magnus Fries, allievo di Linneo e padre della micologia.

La Direzione ciellina del Castello, presa da un empito di pulizia, ha lanciato sul MEPA, mercato elettronico della pubblica amministrazione, una gara per il diserbo delle mura del Castello Sforzesco. Entro la fine di aprile si farà tabula rasa di questa biodiversità. O forse non proprio, chissà. La natura, a volte, riesce ad avere la meglio sulla potenza chimica. Forse di dovrà aspettare il tempo della pandemia, col personale comunale in telelavoro e concentrato su altri problemi, per veder spuntare di nuovo sulle mura del Castello il fantastico hieracium australe.

I visitatori dell’Expo potranno consolarsi con i buoni croissant della rinomata pasticceria lodigiana che da poco si è aggiudicata la caffetteria del Castello, sistemata in una vistosa e orribile struttura che la Soprintendenza avrebbe voluto trasparente.

La caffetteria si chiama Calicantus, dal nome di un profumatissimo fiore invernale. Se i gestori della caffetteria vorranno, fiorirà nel Cortile Ducale, ma non sulle mura, qualche mese dopo la fine dell’Expo.