Ci sono sogni che illuminano angoli del comportamento umano con inaspettata chiarezza. Illustrano la complessità dei fattori ambientali e genetici, l’armonica polifonia della nostra psiche e suggeriscono autorevolmente la direzione da prendere. Renato si era dovuto occupare, negli ultimi tempi del suo lavoro al Castello, di questioni riguardanti il design della segnaletica. Ed ecco che una bella mattina si imbatte in un’insegna nuova, grande, ardita, inusitata, piazzata proprio davanti al Castello. Alla realizzazione di questo tabellone aveva probabilmente collaborato Franko B. oppure l’Isis, visto che le linee erano disegnate col sangue. Rappresentava uno schematico organigramma e focalizzava l’attenzione su una freccia che partiva da un puntino posto al vertice. L’elegante curva volteggiava verso l’alto e indicava una direzione “altra” (il cielo?) esterna all’organigramma. Pandorsi, il direttore del Castello, era saltato. Era questo il messaggio che il sognatore/fruitore non poteva eludere. Lieta novella per il sognatore sognante, che al risveglio avrebbe potuto leggere un messaggio di speranza. Renato oltrepassa Porta Umberto, entra nel Cortile delle Armi e vede la mole ingombrante di Teresona Rattile, già potente mente e braccio destro di Pandorsi, che piangente e disperata fugge, con gli spessi occhiali unti e gli occhi appannati da un doppio strato di lacrime. A Renato viene da ridere, ma così, in pubblico, non sta bene. Si rifugia nella prima stanza vuota per sfogare serenamente la sua voglia di ridere. È una storia pazzesca, vero? Però sintetizza bene la polifonia di Renato. Nella sua logicissima e persino scontata assurdità, evidenzia le attuali problematiche e si avvale di una grafica elegante che coniuga Power Point con la body art e con le più raffinate tecniche di potere e strategie divulgative dell’Isis. Tra i vari messaggi del sogno ce n’è uno in particolare che vorrei farti notare. Il tuo sms “Renatino, vuoi fare il telelavoro?” era fuori contesto, sbagliato nella sostanza e nella forma. Oppure giustissimo, se interpretato in chiave terroristica. Ma può anche capitare che la vittima sia più sanguinaria del carnefice, almeno nei sogni. Quel “Renatino”, poi, mi ha ricordato l’infermiera che si era rivolta a mia madre moribonda chiamandola “nonna” e che si è beccata la mia severa reprimenda: “la chiami signora”. Renatino lo dici a tua sorella.